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Nell’immaginario collettivo il Tarocco fa riferimento alla divinazione, ma una profonda differenza
separa cartomanzia da tarologia.

Il punto cruciale di questa svolta si trova nel riconoscimento della propria forza interiore per poter
comprendere meglio noi stessi e il mondo che viviamo.

La tarologia si basa sul dialogo attraverso il quale si cerca di scoprire gradualmente una verità.

Carl Gustav Jung (1875-1961) tramite il concetto d’inconscio collettivo, inizia a svelare l’archetipo,
ovvero un modello di personalità capace di costituire un’eredità dell’umanità condivisa.

L’inconscio collettivo si differenzia dall’inconscio personale perchè non deriva da una memoria individuale,
ma è gia parte della mente di ciascuno e comunica tramite immagini.

Le fiabe e i miti equivalgono quindi ai sogni di un’intera cultura ed i loro archetipi sono
inspiegabilmente e soprendentemente presenti in ognuna di esse.
Gli archetipi sono stati definiti da Jung come “modelli di comportamento istintuale“ e servono
a creare una comunicazione consapevole tra conscio ed inconscio, allo scopo di dare un senso al
nostro cammino, che Jung definisce “individuazione”.

La tarologia si basa quindi su un percorso interiore da compiere attraverso i 22 arcani che hanno il forte potere di risvegliare, appunto, il nostro inconscio.

Grazie a loro, potremmo diventare padroni delle nostre scelte, riuscendo finalmente ad osservarle con uno sguardo più critico.
Per questo motivo la lettura dei tarocchi viene spesso utilizzata durante le terapie di psicanalisi.

Perchè le carte ci dicono spesso la verità?

Avviene il fenomeno di sincronicità, formulato da Jung, secondo il quale cose o eventi simili tendono sempre a convergere nello stesso spazio e nello stesso tempo.
Per questo motivo il consultante, trovandosi in una fase particolare della propria esistenza, non
estrae casualmente le carte, ma inconsciamente, seppur senza vederle, finisce per orientarsi proprio su quelle che meglio rappresentano la sua situazione.